Acciaio e guerra in Ucraina: necessaria un’attenta analisi su rifornimenti, scorte e prezzi

Il conflitto in Ucraina ha aggravato la già complessa situazione della produzione di acciaio in Europa, con problemi alla filiera dovuti ai nuovi stop alle importazioni di materie prime e semilavorati, di cui l’Ucraina e la Russia sono grandi esportatori. Le strategie da applicare per garantire continuità nella produzione sono molteplici e richiedono una precisa analisi delle necessità su larga scala.

Ci si attende una decisa crescita delle quotazioni per effetto del conflitto, che avrà un impatto diretto e indiretto sui prezzi dell’acciaio. Le conseguenze attese si vanno a sommare ad una situazione di carenza strutturale delle materie prime che non riesce a soddisfare l’attuale domanda del mercato.

I venti di guerra portano incertezza su più fronti ed il quadro rischia di rimanere instabile per un tempo prolungato. Infatti, le distorsioni nelle catene di approvvigionamento, nella logistica e nei flussi finanziari relativi a due Paesi così importanti per i prodotti siderurgici, stanno già avendo un impatto sulla disponibilità e dunque anche sui prezzi.

Ci si dovranno aspettare ulteriori rincari sul costo dell’energia – quando in UE eravamo già ai massimi storici – che stanno producendo un effetto domino sulle imprese siderurgiche, attività produttive tra le più energivore.

L’energia elettrica in questi giorni ha superato la quota di 600 €/Mwh, e la GME ha registrato persino il valore massimo orario di 688,59 €/Mwh nel mese di marzo.

Proprio a causa di questi rincari insostenibili, notizia degli ultimi giorni è che alcune delle più importanti acciaierie italiane ed europee, dopo aver stretto a lungo i denti tentando di assorbire i maggiori costi a discapito della marginalità, hanno iniziato ad annunciare i primi fermi produttivi, chi solo di alcune fasi di processo a maggior consumo energetico, chi dell’intero stabilimento.

L’impatto del conflitto russo ucraino si fa sempre più importante e minaccia di diventare sistemico.

Per la maggior parte degli ultimi tre decenni, l’industria delle materie prime è stata uno degli esempi più eclatanti della globalizzazione, i mercati stessi sono stati costruiti intorno all’aspettativa di una fornitura globale aperta. L’attenzione tornerà quindi verso i produttori italiani. Sarebbe necessario un piano energetico ad hoc e la protezione dei produttori italiani.

CFG sta mettendo in campo tutti i suoi sforzi per ottenere le migliori condizioni di acquisto e per garantire le tempistiche di approvvigionamento analizzando e monitorando le strategie nel medio e lungo termine. CFG sta proseguendo a pieno regime con la produzione del materiale disponibile a stock e le forniture da parte dei fornitori saranno comunque garantite. 

Tuttavia, di fronte a questi eventi che stanno influenzando l’economia di tutta Europa, al momento è difficile ipotizzare l’effettivo rincaro con il quale ci dovremo confrontare. Ci troviamo obbligati a non poter più assicurare listini a lungo termine e non possiamo nemmeno escludere di dover rivedere i prezzi applicati sugli ordini già in essere.

Si valuterà quali saranno i prossimi scenari, dopo un evento che rappresenta un punto di rottura con le dinamiche abituali. I colloqui con i nostri fornitori ed altri operatori del settore continueranno nell’attesa di avere maggiori informazioni sull’evoluzione del quadro.

CFG ne approfitta fin da ora per ringraziare della collaborazione e fiducia tutti i loro clienti, ricordando che gli uffici sono a piena disposizione per chiarimenti in merito.